Si è svolta oggi, 22 maggio, presso la Commissione VII (Cultura, scienza e istruzione) della Camera dei Deputati un’audizione informale delle organizzazioni sindacali sulla proposta di legge AC 1830 recante “Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati”.
La CISL Scuola, presente col segretario nazionale Salvo Inglima, ha formulato una serie di osservazioni raccolte, come di consueto, in una “memoria” depositata agli atti della Commissione.
Per la CISL Scuola, pur senza escludere in via pregiudiziale la necessità di una approfondita riflessione sulle modalità di valutazione adottate nella scuola, occorre anzitutto evitare il rischio di considerare le misure in esame di per sé risolutive di problematiche complesse, spesso legate a fattori e dinamiche riconducibili solo in parte al contesto scolastico. Su questi temi, osserva la CISL Scuola, andrebbe sempre e comunque ricercato un attivo coinvolgimento del mondo della scuola, cosa che ancora una volta non avviene, così come non sembrano tenuti nella dovuta considerazione i contributi che in materia possono venire dal pensiero pedagogico e dalle migliori esperienze didattiche.
Nel merito della proposta di legge, la CISL Scuola ritiene che il passaggio dai giudizi descrittivi ai giudizi sintetici nella scuola primaria, pur dando atto della necessità di favorire una comunicazione più chiara ed essenziale alle famiglie, può tradursi in una mera sostituzione dei voti numerici con analoghe e corrispondenti espressioni verbali, di fatto riproponendo una valutazione sommativa difficilmente compatibile con la personalizzazione dei percorsi di apprendimento ed educativi.
Sulla valutazione del comportamento, ambito su cui si concentra la proposta per quanto riguarda la secondaria, la CISL Scuola esprime perplessità sull’enfasi sanzionatoria che la pervade, per le ragioni già enunciate in premessa, rilevando inoltre un’invasione di campo su prerogative che andrebbero attribuite alla libera scelta valutativa delle istituzioni scolastiche autonome. Viene inoltre paventato il rischio che le misure previste nei casi di sospensione superiore a due giorni, con l’obbligo degli alunni di prestare attività presso strutture esterne convenzionate, si riveli nei fatti di difficile gestione, oltre a generare ulteriori aggravi in tema di obblighi di vigilanza e sicurezza per il personale.
Analoghe riserve vengono espresse riguardo all’ipotesi di sanzioni pecuniarie per chi viene condannato per atti violenti verso il personale scolastico: una misura che può rivelarsi concretamente impraticabile e che appare incongrua rispetto alla finalità cui dovrebbe essere indirizzata (tutela dell’autorevolezza e decoro delle istituzioni e del personale scolastico). Altre sono le modalità con cui dare più prestigio a chi lavora nella scuola, non certo misure che necessariamente intervengono su aspetti limitati e parziali; non sembra invece colto nella sua rilevanza un aspetto fondamentale, ossia la necessità di un coinvolgimento delle famiglie nella costruzione di un rapporto di consapevole e responsabile alleanza educativa con la scuola.
In allegato la “momoria” depositata agli atti.
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