I dirigenti scolastici sono ricchi! O almeno una parte di loro, in particolare quelli che si trovano in prima fascia. Questo sembrerebbe sostenere una nota organizzazione, accusando le altre di aver agito come una sorta di “Robin Hood alla rovescia”. Tutto perché, a suo dire, aver evitato di restringere il numero delle scuole collocate in prima fascia avrebbe impedito di redistribuire le risorse che in tal modo si sarebbero recuperate. Ne conseguirebbe che, avendo mantenuto le percentuali delle fasce al livello dello scorso anno, sarebbe venuta meno la possibilità di una favolosa redistribuzione di fondi a vantaggio di tutti. Come dire: anziché recuperare risorse aggiuntive, facciamo cassa intervenendo con una autotrasfusione di fondi: sottraendo 450 scuole alla prima fascia (i ricchi!) e ridistribuendo il conseguente risparmio. Una proposta davvero inedita nella tradizione sindacale, quella di fare cassa diminuendo il livello retributivo per 450 colleghi, un numero che evidentemente qualcuno ritiene irrisorio e tutto sommato sacrificabile.
Tuttavia, quell’organizzazione si guarda bene dal ricordare che esiste una clausola di salvaguardia e che dunque la vagheggiata redistribuzione, da effettuare a spese dei 450 ricchi colleghi declassati a una fascia inferiore, non avrebbe potuto avvenire, state la clausola di salvaguardia grazie alla quale le risorse sarebbero in gran parte assorbite proprio per mantenere i livelli retributivi in essere.
E si guarda bene, quell’organizzazione, dal ricordare che la prima proposta avanzata dall’amministrazione avrebbe consentito – a parità retributiva – un generale spostamento verso l’alto, portando la prima fascia al 26,57%, la seconda al 64,56% e ridotto la terza fascia all’8,87%. Non era questo l’interesse dei dirigenti?
Ma c’è ancora da scrivere un capitolo in questa singolare vicenda ed è il CCNI. In quella sede, con le risorse che deriveranno dalla firma del CCNL e dai risparmi del dimensionamento, vedremo se quella organizzazione, che vorrebbe rappresentare in modo esclusivo i dirigenti scolastici, terrà fede alle affermazioni fatte, ossia alla dichiarata volontà di difendere i diritti di ogni collega e tutelarne il potere d’acquisto.
La nostra proposta è appunto di utilizzare le nuove risorse per ridurre le distanze retributive tra le fasce, tanto più che, come evidenziano le vicende che stiamo vivendo, è davvero un’impresa difficile distinguere e categorizzare compiutamente i livelli di complessità delle istituzioni scolastiche, come gli appassionati di tecnocrazie e di gaussiane vorrebbero.
Recuperiamo piuttosto una lettura politica e matura della complessità che viviamo, anziché vagare nella foresta di Sherwood, col rischio di smarrirsi, alla ricerca di inesistenti Robin Hood alla rovescia.
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