Nel saggio “Scuola di classe”, Roberto Contessi mette in luce una questione di assoluta importanza: il ritorno della scuola classista, che “in uscita” non modifica affatto la situazione che trova “in entrata”.
Un tempo veniva definita tale la scuola che limitava l’accesso all’istruzione ai solo abbienti, ai figli di papà, a coloro che non avevano bisogno di lavorare e che avevano una buona famiglia alle spalle in grado di fornire loro stimoli e strumenti per riuscire negli studi. Da allora è passata molta acqua sotto i ponti, tra proteste e riforme, in una società che cambiava di anno in anno.
Oggi le cose, a giudicare da ciò che scrive Roberto Contessi, non sembrano cambiate poi tanto, anche se i fattori sono stati di fatto rimescolati: la scuola è aperta a tutti, “di massa” diciamo, c’è democrazia nel diritto allo studio, per fortuna, eppure un scuola dalla facile promozione, che è attenta poco alla selezione e al merito, che “pretende meno” dall’utenza, è destinata a riprodurre la stessa differenza di classe che trova “in entrata”.
Segnaliamo, per chi fosse destinato ad approfondire l’argomento, una recensione molto interessante di Orsola Riva sul Corriere della Sera.
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