In busta paga da giugno, finalmente, la riduzione del cuneo fiscale. Perché tanta enfasi sulle eventuali rinunce?

Avrà finalmente effetto nelle buste paga di giugno la riduzione del cuneo fiscale, con benefici derivanti da una minore incidenza delle trattenute sulla retribuzione lorda, con conseguente innalzamento di quella netta.

Si tratta di una misura sempre rivendicata con forza dalla CISL, spesso insieme a tutte le altre organizzazioni sindacali, su cui è intervenuta l’ultima legge di bilancio, confermando anzitutto in modo strutturale la riduzione, già operante ma limitata al 31.12.2024, e modificando le modalità di calcolo del beneficio, la cui applicazione, trattandosi di un beneficio di natura fiscale, è legata all’ammontare del reddito complessivo individuale. Quest’ultimo è dato, per i lavoratori dipendenti, dallo stipendio percepito, al quale vanno però aggiunti, se presenti, redditi tassabili di altra natura (fabbricati, prestazioni di lavoro autonomo, entrate da locazioni, ecc.), che potrebbero in teoria essere anche superiori al solo trattamento retributivo.

Potrebbe essere superfluo ricordarlo, se non circolassero in questi giorni notizie e commenti che pongono una particolare enfasi sulla possibilità, prevista dalle disposizioni applicative, di rinunciare al taglio del cuneo fiscale, qualora il proprio reddito complessivo ne faccia venir meno il diritto. La rinuncia, in questo caso, serve a evitare che lo sconto di natura fiscale applicato in busta paga con riferimento al solo reddito da stipendio, debba essere restituito in fase di conguaglio, quando il calcolo delle imposte dovute si fa sul reddito complessivamente percepito.

Viene da chiedersi se questo modo di presentare le cose, quasi si volessero alimentare il più possibile preoccupazioni e sospetti, non sottenda l’intenzione di sminuire l’importanza di una misura sempre rivendicata da tutti i sindacati e di sicura efficacia per tutelare i redditi di chi lavora, con un beneficio che oscilla dagli 80 ai 100 euro netti mensili, a seconda del reddito individuale, cui ha diritto chiunque rimanga entro la soglia dei 40.000 euro.

Varrebbe piuttosto la pena rassicurare chi, avendo un reddito complessivo superiore ai 40.000 euro, dimenticasse di presentare la rinuncia alla riduzione del cuneo fiscale: non si esporrebbe infatti ad alcun “danno”, non potendosi certamente considerare come tale la restituzione di somme percepite senza averne titolo, così come non sarebbe corretto considerare un “beneficio” l’accreditamento di importi spettanti e non liquidati in precedenza (come ad esempio nel caso di “arretrati” di varia natura).

Per la CISL Scuola, è importante che entri finalmente in busta paga con lo stipendio di giugno, insieme agli arretrati, un incremento che spetta alle lavoratrici e ai lavoratori con decorrenza da gennaio e il cui ritardato accreditamento è stato con forza denunciato nei mesi precedenti.

Lo consideriamo un buon risultato per la tutela delle retribuzioni di chi lavora, a differenza di chi (ivi compresi alcuni che lo hanno sempre rivendicato) sembra voler ricorrere a ogni sorta di espediente comunicativo per sminuirne la portata.

In allegato una dettagliata scheda illustrativa dell’Ufficio Sindacale della CISL Scuola nazionale, insieme alla circolare del 16 maggio 2025 di NoiPA, che sull’argomento ha diffuso anche le risposte a specifiche FAQ.

Scheda_n.08_-_RIDUZIONE-CUNEO-FISCALE

Circolare_4E_NOIPA_01