Riportiamo di seguito un comunicato del 18 dicembre:
Le Segreterie Regionali di FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS Confsal hanno incontrato, il 12 dicembre, su loro richiesta, il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio, dott. Gildo De Angelis, per un confronto sui processi di valutazione dei dirigenti scolastici in atto nel Lazio. Le OOSS avevano richiesto l’incontro sia per acquisire un quadro complessivo della procedura di valutazione attuata, sia per dissipare ogni dubbio circa le voci ricorrenti secondo le quali avrebbe potuto essere causa di un esito negativo della valutazione l’adesione alle agitazioni
sindacali di protesta contro i molti limiti della procedura valutativa. Le Segreterie Regionali hanno inoltre rappresentato la propria preoccupazione per le notizie pervenute informalmente da alcuni ambiti territoriali, secondo le quali ai dirigenti valutati sarebbe stato comunicato che l’aver sottoposto a contrattazione materie escluse dalla medesima alla luce delle riforme Brunetta/Madia, ovvero la distribuzione troppo larga del bonus premiale ai docenti, istituito dalla legge 107/2015, avrebbero potuto influire negativamente sulla valutazione. È evidente che, laddove indicazioni di tal genere fossero effettivamente pervenute ai nuclei di valutazione da parte dell’Ufficio Regionale, ciò avrebbe costituito una grave limitazione dei diritti sindacali dei dirigenti scolastici, oltre che un’evidente violazione della loro autonomia e di quella delle istituzioni scolastiche, elevata a rango di principio costituzionale dalla riforma del Titolo V della Costituzione introdotta nel 2001.
Il Direttore Generale ha decisamente smentito che siano mai state emanate dall’Ufficio, o da alcuno dei suoi dirigenti, disposizioni nel senso sopra indicato. La valutazione, secondo il direttore, è stata generalmente condotta in un clima di serenità e di rispetto dell’autonomia dei DS, e certo con finalità non sanzionatorie, benché si sia conclusa con una classificazione di livello, espressa mediante l’attribuzione di un indicatore letterale, da A a C. In proposito, le OOSS, nel prendere atto che l’attività istruttoria dei nuclei non aveva tenuto conto dell’accordo sottoscritto il 25 maggio 2017 dal Sottosegretario On. Le Vito De Filippo, che escludeva l’esito classificatorio, hanno chiesto di conoscere i risultati quantitativi della valutazione (quante A, quante B, ecc.), evidenziando la difficoltà di attribuire l’una o l’altra classificazione, data la sostanziale vicinanza dei criteri adottati. Le OOSS hanno altresì chiesto di conoscere il prosieguo della procedura.
Nonostante il tono rassicurante delle parole del direttore, che le OOSS regionali non hanno ragione di mettere in dubbio, quanto si verifica nella nostra regione e nell’intero Paese in merito alla valutazione dei dirigenti conferma l’analisi già a suo tempo effettuata dalle OOSS circa il significato politico della legge 107, indebitamente definita Buona Scuola. Lungi dal fare della figura dirigenziale il garante del buon andamento del sistema scolastico italiano, come dichiarato al comma 78, la 107 vorrebbe farne piuttosto lo snodo di un più incisivo sistema di controllo della scuola, poiché i maggiori poteri attribuiti al dirigente per limitare l’autonomia dei docenti sono bilanciati da un processo di valutazione del suo operato sul quale non vengono fornite adeguate garanzie di serietà e scientificità, per il modo in cui il processo è stato concepito e costruito. L’esito finale non è, quindi, l’auspicabile diffusione di una cultura della responsabilità, favorita da metodologie volte alla crescita dell’efficacia e dell’efficienza del sistema scolastico, quanto, piuttosto, una pratica di controllo da parte del potere politico mediante l’allungamento della catena di comando, che, da un lato, attribuisce maggiori poteri ai DS nei confronti della comunità scolastica, dall’altro toglie loro quel minimo di garanzie verso le gerarchie ministeriali fin qui previste. Questo è il senso profondo della 107, da leggere, peraltro, con attenzione allo sfondo di un contesto istituzionale che si è cercato, nel corso degli ultimi anni, di spingere complessivamente nel senso indicato, non solo, quindi, nel sistema scolastico. Grave, da questo punto di vista, la responsabilità di altre sigle sindacali dell’area V che nel tempo hanno fornito il proprio oggettivo avallo a questi processi, nascondendone il significato e la portata alla categoria.
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